Furono poi i conquistadores spagnoli i responsabili dell’importazione della cioccolata in Europa dalle Americhe: qui erano soliti gustarla la sera tardi, preferibilmente calda e con l’aggiunta di zucchero di canna, servita da mogli, concubine e schiavi autoctoni. E, dopo essersene innamorati, la portarono con sé nella madrepatria.
Grazie - o a causa - del dominio spagnolo, l’Italia fu uno dei Paesi nei quali la tradizione del cioccolato attecchì prima. Si narra che re Emanuele Filiberto, dopo aver scoperto la bontà del cacao sotto il servizio dello zio Carlo V, decise di servire della cioccolata calda durante i festeggiamenti per il trasferimento della capitale del Regno di Savoia da Chambéry a Torino: di lì a poco, la città piemontese sarebbe diventata un centro d’eccellenza per la produzione a livello continentale, ruolo che conserva ancora oggi (basti pensare al gianduiotto, nato dalla pasta di gianduia ideata a Torino da Michele Prochet nel 1852, e al “Bicerin”, bevanda a base di cioccolato, caffè e panna simbolo della cultura dolciaria piemontese).