Quando ci troviamo al banco della pescheria, ci preme informarci se il pesce sia stato pescato o allevato. Ma questo non basta: perché di tecniche di pesca ne esistono diverse, alcune più invasive e altre più sostenibili e rispettose della biodiversità dei mari. Proviamo a fare un po' di chiarezza con l'aiuto di Silvio Greco, biologo marino e docente universitario, che ci racconta le differenze tra le tre principali tipologie di pesca: pesca a strascico, pesca a circuizione e piccola pesca.
La pesca a strascico
"La pesca a strascico - spiega - è la meno selettiva in assoluto. Può essere fatta a una distanza minima di 3 miglia dalla costa e a una profondità superiore ai 50 metri. Pensata per la pesca dei pesci demersali, cioè quelli che vivono a contatto con i fondali come crostacei, polpi, calamari, ma anche saraghi, triglie, merluzzi e sogliole, viene effettuata attraverso un'enorme rete trainata da una barca che viene calata fino ai pressi del fondale, raccogliendo tutto ciò che incontra. Quindi pesce commerciabile, ma anche rifiuti e, ancor peggio, pesci sottotaglia, anche neonati all'inizio del proprio ciclo di vita. Si calcola che solo il 20% del bottino di una battuta di pesca fatta con questa tecnica venga poi messo in commercio: ecco perché la pesca a strascico può creare molti danni alla biodiversità dell'ecosistema marino, e anche ai suoi fondali".
La pesca a circuizione
"La pesca a circuizione - prosegue Silvio Greco - interessa invece per lo più i pesci pelagici, cioè quelli che vivono nelle zone superficiali del mare e che tipicamente si muovono in banchi: pesci grandi (ad esempio i tonni), medi (ricciola, capone) o piccoli (acciughe e sarde). Rispetto alla pesca a strascico, quella a circuizione (o a ciancolo) è sicuramente più selettiva, perché le reti vengono calate in una determinata zona in base alla varietà che si desidera pescare: le reti circolari circondano il banco di pesci e i pescatori, tirando una cima sul fondo della rete, li chiudono al suo interno.
La piccola pesca
"La piccola pesca - continua - è il metodo più selettivo e sostenibile. Può essere fatta con le reti o con gli ami. Nel primo caso le reti (ad esempio il tramaglio, le reti a imbrocco o le reti giapponesi) vengono calate orizzontalmente e i pesci vi rimangono impigliati. Gli ami, invece, vengono innescati (cioè attaccati a un'esca) e legati a un filo di nylon: sono molto selettivi perché in base alle dimensioni dell'amo si stabilisce la dimensione del pesce che sarà catturato".
Eataly per la piccola pesca
"Oggi circa il 75% della pesca - conclude Greco - viene effettuato con le prime due metodologie: e questo non aiuta né il nostro ambiente né il ciclo di vita dei pesci. Al contrario, proprio come fa Eataly, bisognerebbe privilegiare la piccola pesca costiera, fatta in quantità ridotte e molto selettiva. Un esempio virtuoso di pesca sostenibile ed ecologica è quello della Tonnarella di Camogli: basata su un sistema simile, ma più piccolo e artigianale rispetto a quello di una tonnara, conduce una pesca stagionale che punta su pesci a ciclo vitale breve. E se le reti - vegetali e biodegradabili - catturano pesci grandi, questi vengono liberati in mare".