Fulvia Tombolini racconta l’azienda vitivinicola di famiglia e il suo legame speciale con il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico.
“Mio nonno, nei periodi più difficili, ci diceva di non preoccuparci perché le persone avrebbero avuto sempre voglia di assaggiare qualcosa di sano e buono, di mangiare bene e di bere vino di qualità”. Parola di Fulvia Tombolini, imprenditrice marchigiana che, dopo aver ricevuto il testimone dal papà Giovanni, guida assieme ai figli Carlo e Giovanna l’azienda fondata nel 1921 dal nonno Sante. La cui profezia effettivamente si è avverata, se consideriamo che da 95 anni i vini prodotti dall'azienda sulle colline di Staffolo, a cominciare dal capofila Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico, riscuotono successo in tutto il mondo.
Fulvia, suo nonno parlava di “qualcosa di sano e buono”: quali sono i valori che guidano la vostra produzione?
“La nostra è un’agricoltura perfettamente integrata con la flora e la fauna del nostro territorio. Le nostre vigne sorgono sulle colline nella fascia pre-appenninica: abbiamo una grande escursione termica tra notte e giorno, parecchia neve in inverno, un fiume, un lago. E abbiamo un microclima unico. Insomma, quello dove lavoriamo è un posto meraviglioso, al quale siamo molto legati e che vogliamo preservare e proteggere. Per questo utilizziamo le cosiddette buone pratiche contadine: cioè un modello agricolo tradizionale e rispettoso della natura”.
Una filosofia, la vostra, molto vicina a quella di Eataly...
“Siamo legati a Eataly da una comunione di intenti: cioè dall’attenzione alla qualità e alla responsabilità e dall’importanza che diamo a quello che mangiamo nell’economia della nostra vita. E siamo anche due aziende con obiettivi molto simili: lavoriamo per trovare il giusto equilibrio tra le esigenze delle nostre generazioni presenti e l’impegno per tutelare quelle future. Così cerchiamo un mix ideale tra fare impresa e preservare l’ambiente e la cultura del territorio”.
Parlando dei vostri vini, non si può non partire dal Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico: ce lo racconta?
“Per me il Verdicchio è come un figlio. È un vino unico, che si distingue dagli altri bianchi anche perché ha una durata differente: si può dire che è simile a un vino rosso, perché migliora con il passare degli anni. Se dovessi descriverlo con tre aggettivi direi che è un vino fragoroso, cioè fragrante e goloso, è internazionale, perché fin dagli anni ’50 e ’60 ha conquistato le platee di tutto il mondo, ed è generoso, perché è un vino che si può abbinare a moltissimi cibi e bere in tante occasioni diverse”.
Con che cosa consiglia di abbinarlo?
“Verrebbe spontaneo citare l’abbinamento con tutti i piatti di pesce, ma non solo: il Verdicchio è speciale anche con le carni bianche e le verdure grigliate. E se parliamo del Verdicchio Riserva DOCG Classico possiamo proporre accoppiamenti impensabili per un vino bianco...“.
Che cos’è il Verdicchio Classico Riserva DOCG?
“SI tratta dell’ultimo prodotto che abbiamo lanciato sul mercato. Rispetto al Verdicchio tradizionale, il Verdicchio Riserva DOCG Classico viene lasciato “maturare” per più di due anni e assume caratteristiche diverse: è un vino complesso, imponente, elegante, che si avvicina quasi a uno “champagne”, ma senza bollicine! E stupisce anche negli abbinamenti: oltre ai tradizionali accoppiamenti con pesce e crostacei, è ottimo con molti altri cibi, dagli aperitivi fino addirittura alla carne rossa alla brace”.
A livello di prodotto, avete in programma altre novità nei prossimi mesi?
“Sì, stiamo lavorando a una novità che in realtà arriva dal passato: il Verdicchio Spumante, un vino che già faceva parte della nostra gamma. Ma ora, visto il grande successo delle bollicine, abbiamo deciso di riproporlo in una nuova veste che speriamo di lanciare al più presto sugli scaffali di Eataly”.
La vostra è una delle molte aziende vitivinicole marchigiane di successo: qual è il segreto del vino delle Marche?
“Il segreto dei vini marchigiani nasce dalla passione dei viticoltori che li producono, e parlo anche dei miei bravissimi colleghi. Siamo persone che si danno da fare e amano il vino e il proprio lavoro: io, ad esempio, in azienda mi occupo direttamente di tutto, dagli aspetti agricoli alla scelta delle etichette, fino alle politiche commerciali. I vini marchigiani, e il Verdicchio dei Castelli di Jesi in particolare, sono costantemente i più premiati: questo grazie a un’attenzione al territorio e ai metodi di produzione che si tramandano di generazione in generazione. E poi se i nostri vini hanno questo successo dobbiamo ringraziare anche la nostra terra: una terra generosa e molto fertile, che gratifica chi fa il nostro mestiere”.
Sempre a proposito di vini marchigiani, che cosa ci dice delle altre etichette della vostra gamma?
“Anche se con il Verdicchio ho un legame speciale, sono molto affezionata anche ad altri due vini marchigiani antichi, che sono ritornati in voga da cinque o sei anni: Passerina e Pecorino. La Passerina Marche IGT, che chiamiamo DOROBIANCO, è un vino leggero e “birichino”, perché molto bevibile e ideale per gli aperitivi in abbinamento ai finger food. Invece il Pecorino Falerio DOC (DOROGIALLO) è un DOC da 13 gradi che profuma di frutta e fiori gialli, fresco e sapido, speciale con antipasti e primi”.
Una curiosità: a livello di gusto, tra quelli marchigiani c’è anche il suo vino preferito?
“Sarò prevedibile, ma non posso non scegliere il Verdicchio: perché scorre nelle mie vene, abbiamo un legame troppo forte. E amo il mio in particolare, il DOROVERDE: perché so cosa bevo, come è prodotto, so che è sano e buono. D'altronde, se le donne delle Marche sono le più longeve d’Europa, di chi volete che sia il merito se non del Verdicchio?!”.