Se parliamo di vulcani, viene spontaneo pensare a qualcosa di negativo: a un pericolo, a una catastrofe naturale, alla distruzione. In pochi sanno invece che le eruzioni vulcaniche avvenute nel corso dei secoli hanno dato vita anche a un substrato terrestre prezioso per l’agricoltura e per la viticoltura in particolare.
Vini unici dai terreni vulcanici
I terreni vulcanici sono infatti ideali per la produzione di ottimi vini (sei curioso di scoprirne qualcuno?). Sabbiosi, con ceneri molto fini e particolarmente permeabili: le condizioni ideali per ottenere uve di grande qualità, che nascono nella maggior parte dei casi da viti a piede franco non innestate, più longeve, robuste e resistenti alla siccità, oltre che calcaree e saline.
Vini bianchi e ricchi
I suoli vulcanici sono inoltre particolarmente ricchi di fosforo, di magnesio e di potassio: ne derivano vini perlopiù bianchi caratterizzati da una complessità e sapidità difficilmente raggiungibili da altri suoli, e soprattutto da grandi mineralità e acidità.
I vini vulcanici: mineralità e acidità
Lo ha spiegato in modo molto chiaro Silvio Foti, vignaiolo ed enologo tra i più grandi esperti dell’Etna, durante l’edizione 2015 di ViniMilo, tappa siciliana della rassegna Volcanic Wines Etna 2015: “I terreni vulcanici hanno una capacità che da un punto di vista chimico viene chiamata potere tampone: qualcuno l’ha definita mineralità. È quell’effetto che si produce aggiungendo il sale su una fetta di limone: il primo impatto è dato dall’acidità e può essere aggressivo, poi subentra la salinità. Il sale tampona l’acidità portando una dolcezza contenitiva e si traduce in uno stimolo profondo e lungo per le papille gustative”. Ecco perché i vini vulcanici risultano freschi e di ottima beva, dal gusto ricco ed equilibrato, oltre che adatti a essere invecchiati.
Un'Italia vulcanica
Anche se viene spontaneo pensare subito all’Etna, il vulcano italiano più conosciuto, sono molte altre le zone vulcaniche che danno vita a vini con queste caratteristiche, dalla Valle d’Aosta fino a Pantelleria: piena espressione della capacità italiana di produrre anche nelle aree e nelle condizioni più complicate. Qualche esempio in ordine sparso? I Castelli Romani e Colli Albani, dai quali nasce il Frascati; i Campi Flegrei, in Campania, nell’area del Vesuvio; l’Irpinia con i suoi vini bianchi longevi, come Fiano e Greco di Tufo; la zona del Vulture, vulcano spento della Basilicata, dove nasce l’Aglianico del Vulture. E ancora la zona di Soave, nel veronese, dove nel 2012 il Consorzio per la Tutela del Soave ha avviato il progetto Volcanic Wines, l’associazione delle etichette DOC di origine vulcanica di tutta Italia fondata per “fare rete” a livello nazionale e valorizzare questi vini unici al mondo. Ne abbiamo parlato con Aldo Lorenzoni, Direttore del Consorzio.
Vini che stupiscono
“Negli ultimi anni ci siamo resi conto che i vini italiani che ci sembravano più intriganti erano quelli prodotti nei territori vulcanici, dei quali ci stupiva soprattutto la vocazione alla longevità. Penso al Carricante, ad alcune Falanghina, al Durello, al Garganega. Abbiamo capito il loro potenziale anche vedendo la reazione delle persone nel momento in cui raccontavamo la storia e le caratteristiche di queste etichette: è una storia che sorprende e incuriosisce, una chiave di lettura innovativa e fresca dei nostri vini”. I singoli consorzi italiani non avevano però la forza per proporre e promuovere sul mercato i vini vulcanici: così è nata l’associazione Volcanic Wines. “In passato queste etichette non erano state valorizzate per mancanza di mezzi - racconta ancora Lorenzoni - mentre adesso è tutto più semplice e organico”.
Il vulcano non regala niente
Quello dei vini vulcanici è un filone internazionale in grande crescita, anche se quelli italiani conservano alcune caratteristiche uniche: “Esistono vini vulcanici in tutto il mondo, dalle Azzorre al Giappone, fino alla Grecia. Il vero valore dei vini italiani è il fatto che nascano in territori con viti storicizzate, non coltivate con un approccio industriale e senza l’utilizzo di vitigni internazionali. È una viticoltura vera, artigianale, anche faticosa: il vulcano non ti regala niente, ma se ci metti passione ti ripaga dando ai vini carattere e identità, grazie a uve di sostanza e piene di sapore. Anche se non siamo ancora arrivati al grande pubblico, sono convinto che abbiamo ancora molto da fare e da dire, e ci rendiamo conto che l’attenzione sul nostro progetto è molto alta”.